STORIA DELLA BATTELLIERI CRISTOFORO COLOMBO

Dal 1887 una storia che merita di essere conosciuta.

LA NUOVA «COLOMBO»

L ‘amore dei vecchi soci per il sodalizio, l’entusiasmo che seppero infondere nei giovani, la speranza di vedere le maglie bianco-verdi vogare sul Ticino e sugli altri campi di regata, un desiderio di rinascita mai sopito, seppur consapevole delle mille difficoltà e dei gravi sacrifici necessari, diedero un impulso alla nuova « Colombo » .
Dopo la guerra sembrava aprirsi al mondo una nuova società e una nuova vita, più dura ma carica di quelle speranze che inevitabilmente dimorano in chi ha superato momenti altamente drammatici. Vita nuova per tutti e anche per la « Colombo », con il solito problema di carattere finanziario da risolvere
contemporaneamente a quello della coesione degli ex soci, guariti dalle beghe personali, con i nuovi aderenti.
Il progetto ha l’ artefice più convinto nell’infaticabile Carlo Sironi, organizzatore di convivi tra gli amanti del canottaggio alla trattoria della Capanna. Sempre in una trattoria, alla Gambarana, il 6 luglio questi amici uniti dalla comune passione, nominano una Commissione direttiva provvisoria: è il primo passo.

Una lettera del 30 luglio 1919, indirizzata al Sindaco, chiede la concessione di un’area per la nuova sede della rinata società. Tra le altre cose vi si dice: «Vi è una serie di persone, tra le classi popolari, che nella “Colombo” trovavano il loro ambiente e che nella cessazione della stessa si trovarono allontanati dal più salutare ed educativo fra tutti gli sport» .È chiaramente esposta in primo piano la funzione sociale della società, al di là degli stessi risultati sportivi che furono rilevanti, ed è espressa la sicurezza che proprio tra le categorie più umili essa ritroverà i componenti della sua famiglia. La firma per il Comitato Provvisorio, composto da cinque membri, è dell’avvocato Italo Sinforiani, professionista e uomo politico.
La Giunta comunale chiede tempo per decidere, dati i lavori in corso “per la sistemazione viaria del Lungo Ticino. In realtà i lavori sono avanzati e i progetti conosciuti da tempo: il ritardo evidenzia un certo ostruzionismo. La prima difficoltà viene quindi proprio dalla Amministrazione comunale, tanto che gli sportsmen pavesi dubitano che la società risorga.
La «Colombo» , da parte sua ha l’incondizionato appoggio di tutta la stampa pavese, sportiva e no mentre il numero dei soci è in costante aumento. La stampa, soprattutto «La Provincia Pavese», auspica che le autorità comunali non ostacolino veramente la società. Il giornale che più prende a cuore le sorti del sodalizio è «La Squilla Sportiva» , emanazione della «Squilla Repubblicana» , diretta da Manlio Sali, già timoniere e poi istruttore di canottaggio.
L ‘amministrazione locale, invece di aiutare la « Colombo », come succede in altre città (ad esempio a Torino, dove quel Comune provvede direttamente alle sedi delle società sportive cittadine), l’abbandono ritardandone oltremodo ogni
attività.
Finalmente è concessa un’area, ma in via precaria (mentre la società la vorrebbe acquistare), posta di fronte all’ex baluardo dell’Almo Collegio Borromeo, attigua alla costruenda strada del Lungo Ticino. Il consenso della Giunta è subordinato al fatto che il fabbricato sia sempre e solo destinato a società di sport nautico. Il prezzo è di lire due al mq. Due clausole impongono che mai l’edificio sia tinteggiato in blu e il numero dei piani rimanga invariato.
Intanto il 30 novembre 1919 la società si è costituita regolarmente durante un’assemblea tenutasi all’albergo Gambarana, diventato sede provvisoria. I soci rifondatori sono 58 e tra questi molti fanno parte della vecchia «Colombo», mentre già a dicembre si registrano 35 nuove iscrizioni, tra cui quella del ciclista Galeazzo Bolzoni. Presidente è nominato l’avvocato Italo Sinforiani, presidente anche della «Associazione Democratica Felice Cavallotti».
I soci che versano 4 lire mensili, sono raggruppati in quattro categorie: onorari perpetui, se versano una somma pari o superiore a lire 5.000 (il loro nome sarà inciso su una targa di bronzo posta nel salone dei ricevimenti della futura sede); perpetui benemeriti, con donazioni superiori alle 2.000 lire; perpetui, con 1.000 lire e ordinari. La società, per incrementare le entrate, si costituisce in anonima cooperativa, con azioni ‘amministrative’ emesse a L. 25 1 ‘una per un totale di 226 azioni.
La società però non è ancora sicura che quella sul Lungo Ticino sarà la sua sede definitiva, perché le è stata proposta anche una zona fuori Porta Nuova, detta della Chiavica; pur di avere un tetto i soci sono disposti anche ad accettare un’ubicazione assai fuori mano.
La situazione della «Colombo» in questo periodo non è rosea, come del resto quella di tutte le associazioni sportive. Sarebbe necessario, sono in molti a pensarlo, svecchiarsi dando il voto ai giovani, che sono e devono essere l’anima più autentica della società, non solo passivi esecutori di ordini e decisioni che altri hanno preso per loro. Troppo poco è assegnato per le regate, i cui costi incidono solo per un quindicesimo sul bilancio. Inoltre, per quanto Pavia sia posta su un fiume bellissimo, con una buona portata d’acqua, ancora non vi si sono organizzate gare di campionato italiano. Mancano, infine, gli aiuti dei politici, che hanno sempre altri problemi cui pensare.
Anche la «Ticino», del resto, da dodici anni non compra più un’imbarcazione da corsa; questo ulteriormente sottolinea il momento, estremamente difficile, in cui la «Colombo» risorge. Torna così l’idea di unire la già esistente alla nuova società: la proposta, per evitare – si dice – sterili lotte, è, questa volta, avanzata dall’ingegner Alfredo Dainotti, organizzatore, propagandista, amministratore della « Ticino » .Ribatte Manlio Sali che forse il tentativo di unificazione è dettato dai problemi e dai dissidi esistenti tra alcuni soci e il consiglio della « Ticino », perché non c’è ragione di preoccuparsi di una possibile rivalità tra le due società che proprio di questa emulazione hanno fatto quasi una ragione di vita, pur avendo, nei tempi migliori, quasi 400 soci ognuna, felici di vivere quel periodo di coesistenza ma ugualmente carico di successi. Proprio gli anni che videro la fine della « Colombo » non hanno, d’altronde, coinciso con un’ascesa vertiginosa della «Ticino» , avendo anzi segnato un periodo stentato per tutto il canottaggio.
Quindi la rinascita della «Colombo» – si conclude – è opportuna per ridare nerbo all’ambiente pavese: ritorna così l’inevitabile gara tra le due società remiere per superarsi a vicenda, assicurando ai pavesi l’antico divertimento.
Il 2 marzo 1920 vengono poste le basi del futuro assetto finanziario; i contributi mensili sociali dovranno coprire le spese di mantenimento; con il fondo azioni si acquisterà il materiale nautico; le donazioni dei soci a fondo perduto andranno alla costruenda sede.
Sempre nel marzo del ’20 il consiglio comunale delibera finalmente la concessione dell’area alla «Colombo», già a quota 170 soci ma sempre priva di un punto di riferimento ‘spaziale’.
Il 1° giugno la nuova « Colombo » si costituisce giuridicamente come società cooperativa a capitale illimitato, ospite della sede Società Esercenti, Commercianti e Industriali in via Lorenzo Mascheroni n. 6, con rogito del notaio Bonaventura Morali.
Il primo socio perpetuo benemerito è il cav. uff. Enrico De Silvestri, che sarà anche il primo presidente onorario, pavese, proprietario del ristorante Biffi di Milano, che dona 5.000 lire per la sede il cui costo è stato preventivato sulle 90.000.
La «Colombo», in occasione delle regate pavesi, cui però non partecipa, vuol dimostrare buoni propositi ed erige una tribuna per poter permettere ai soci di assistere alle gare.
Il 25 luglio 1920 si svolge una bella festa ‘in famiglia’ per la posa della prima pietra dell’edificio sociale, la miglior risposta al pessimismo di quanti non scommettevano una lira sulla rinascita della società. La pergamena che viene murata chiusa in un astuccio di rame insieme al distintivo sociale e a una raccolta delle monete con corso legale, recava questa scritta: «In questo fausto giorno che attesta la rinascita della “Società Battellieri Cristoforo Colombo”, il Consiglio d’Amministrazione e i soci, dall’ammaestramento del passato e dalla forte fede nell’avvenire, traendo gli auspici, affermano la volontà di assicurare al sodalizio vita prospera, gloriosa, feconda di bene». La cerimonia, presente tutta la stampa pavese, si conclude con l’intervento del presidente Italo Sinforiani che illustra i futuri propositi e con il tradizionale banchetto sociale alla trattoria della Capanna.
I primi acquisti, fatti dalla «Colombo» presso Paride Negri che aveva rilevato tutto il vecchio materiale, sono due battelli alla pavese, «Scilla» e «Cariddi», due lance, «Esperia» e «Caprera» una barca da caccia, «Diana»; così la società è nata anche sul fiume, mentre in essa si vedrà un «faro di luce che guiderà i giovani pavesi ora clienti dei caffè e dei tavoli da gioco».
I buoni propositi per riprendere l’attività agonistica, fondati sulla costituzione di una commissione tecnica composta da cinque membri più l’ispettore di canottaggio incaricati di formare gli equipaggi per partecipare alle regate, naufragano per il ritardo con cui viene inaugurata la sede, oggetto di mille peripezie e inadempimenti della società appaltatrice.
L ‘inaugurazione avviene infatti il 25 settembre 1921, quando la stagione sportiva e ormai compromessa, ma ora gli iscritti sanno dove recarsi per parlare di canottaggio, programmare le gare future e riposarsi dopo aver faticato sui remi.
L ‘elegante palazzina a due piani misura esternamente 22 m. per 11,20; il piano terra contiene un atrio, un locale per i servizi, due docce e uno spazioso laboratorio, uno spogliatoio; un magazzino, una cucina per il custode; al piano superiore si trovano una camera per il custode, un salone, una sala per il consiglio e due terrazze.
Il rinfresco per i 100 commensali, presenti i più bei nomi di Pavia e i presidenti di tutte le società sportive si tiene all’Albergo Croce Bianca. Le regate sociali, le prime della rinascita, completano il programma riuscissimo.
Neppure i più devoti ai colori bianco-verdi speravano in una ripresa tanto pronta e vigorosa; i soci che, secondo le iscrizioni al RRCI, sono già 361, pazientano attendendo che la società ritorni a splendere e offra i propri servigi esplicando, oltre a un’attività agonistica, anche un’attività sociale con gite e feste sul fiume, com’era tradizione dell’antica «Colombo».
Tra i nuovi soci, oltre a Vittorio Necchi, molti sono studenti del continuo Collegio Borromeo; sottoscrivendo una quarantina di azioni godono dei privilegi societari, partecipano a tutte le iniziative e spesso le animeranno – come vedremo – con imprese leggendarie.
La ripresa degli allenamenti coincide con il ritorno della vogata alla veneziana abbandonata negli ultimi anni della precedente vita della «Battellieri» , mentre anche un outrigger fa la sua comparsa in acqua. È infatti la veneta a ridare alla «Colombo», ancora una volta, la vittoria alle regate di Pavia il 27 maggio 1922 con i vogatori juniores Marco Pietra, Egidio Cipolla, Domenico Fregnani e Andrea Sarani.
Buone le notizie anche sul fronte amministrativo: il primo bilancio, malgrado le forti spese per la sede, si chiude con un utile netto di 243,03 lire, speranza concreta per un futuro proficuo.