STORIA DELLA BATTELLIERI CRISTOFORO COLOMBO

Dal 1887 una storia che merita di essere conosciuta.

IL GIRO DI BOA DEI 50 ANNI

Gare pavesi a parte, la «Colombo » partecipa dal ’22 al ’25, a tredici regate (a Piacenza, Lodi, Torino, Pavia, Salò, Cremona, Lecco, Casale Monferrato) , salutata ovunque con schietta simpatia. Vincendo nove primi premi, tredici secondi e un solo terzo nella veneta, sia juniores che seniores. Con la jole di mare ottiene solo due secondi e un terzo posto. Completamente dimenticato l’outrigger di qualsiasi misura.
Ai campionati italiani di Como del 1923 i colombiani, con le nuove maglie bianche con una striscia verde verticale anteriore e posteriore larga dieci centimetri e pantaloni neri, arrivano primi e riportano in società il titolo juniores nella veneta; questo stesso armo, composto da Marco Pietra, Egidio CipolIa, Siro Firpo e Andrea Sarani, giungerà secondo alle preolimpiche i Sesto Calende nel ’24. L ‘eccellente bottino dimostra il desiderio i recuperare il tempo perduto dimenticando i periodi di inattività.
l situazione in città si è fatta sempre più drammatica: i grandi scioperi, le serrate industriali, la nascita dei ‘fasci’ e i sempre più duri scontri tra fascisti e ‘rossi’ (è il momento anche di Cesare Forni) portano infine, tra l’altro, anche alle dimissioni della Deputazione Provinciale di cui Ettore Ercole, socio della « Colombo », è membro assieme ad alcuni tra i più bei nomi dell’area socialista. La Pavia ‘democratica’ cui anche la « Colombo » si ispirava pare come paralizzata, incapace di reagire e ben presto rassegnata al nuovo corso politico.
Alla « Colombo » , che per statuto non deve occuparsi di manifestazioni politiche, si registrano le dimissioni del presidente Italo Sinforiani, respinte dal consiglio proprio perché si vuole compattezza nel fronteggiare il delicato momento.
Da un punto di vista sportivo tutto però sembra tranquillo, gli specchi ‘acqua pullulano d’imbarcazioni segnalando entusiasmo puro ed emulazione troppo a lungo sopita.
La società, forte di quasi 400 iscritti, chiede un aiuto finanziario ai soci per poter estinguere i debiti contratti con la Cassa di Risparmio elle Provincie Lombarde per la costruzione della sede. n 22 gennaio 1922 si procede alla costituzione di ipoteca tra la « Colombo » e Anacleto Bravo, Natale Ferraris, Vincenzo Ricci, Erminio Marinoni-Marabelli, Enrico De Silvestri, Pietro Gatti, Giuseppe Lanfranchi, Mario Lisi, Cesare Martinotti, Ettore Quario, Guido Ragni, Americo Vittadini, che nella loro posizione le di benestanti accettano di sottoscrivere a nome della società dodici Buoni Fruttiferi del valore di 5.000 lire ognuno. La restituzione completa dovrà avvenire entro 14 anni e di fatto il debito sarà estinto nel 1934, pagando un interesse del 5 per cento sulle annualità posticipate.
I soci finanziano anche le partecipazioni alle regate con continue sottoscrizioni, tante quante sono le onerose trasferte.
Un aiuto in tal senso arriva pure alla Sezione Ballo, conformata sulla preesistente del 1894 e organizzatrice di feste danzanti nei mesi invernali, che culminano con il gran ballo mascherato di Carnevale. Oltre a possedere azioni della società remiera, la Sezione versa periodicamente un contributo spese e organizza sottoscrizioni pro-regate tra i partecipanti ai balli.
La sede, in questo caso in mano ai più giovani, ha un compito preciso anche quando allenamenti e gare, occupazione e scopo primario, sono resi impraticabili da nebbia e maltempo.
Alla fine di giugno del ’23 il Consiglio Direttivo deve momentaneamente sospendere le iscrizioni dei soci aggregati, non ancora maggiorenni, perché la sede, a un anno dalla costruzione, ha già difficoltà di ricezione, creando problemi insospettabili al momento della progettazione. Anche la severità con cui si puniscono e squalificano per un mese, da giugno a luglio, periodo clou per le regate, due equipaggi di outrigger a 4, remi di scorrettezze, denotano tranquillità e ampia possibilità di scelta nella formazione degli armi.
Il 29 luglio 1923 viene inaugurato il vessillo sociale, un tricolore con la scritta « Colombo » e il motto dedicato da Gabriele D’Annunzio, « Confidit parvo ligno animam suam » scritti in oro. Madrina è Argia Bravo, figlia del vice-presidente. Il banchetto sociale, all’albergo « Pesce d’Oro », in Corso Cavour, istituzione della Pavia che fu, festeggia anche il valido equipaggio dell’«Audace», che di li a un mese sarà campione italiano juniores di veneta.
È datata ’23 anche la prima presa di contatto con le organizzazioni fasciste, peraltro sempre tenute in posizione marginale dai dirigenti. La « Colombo » aderisce alle richieste del Comitato Centrale dei Balilla di Milano per la festa notturna alla veneziana che si terrà all’Arena. Tutte le spese e gli eventuali danni alla veneta inviata alla mostra saranno rimborsati, ma si dovrà ricorrere al segretario federale Maso Bisi per recuperare le somme e la coppa spettante.
Ancora un socialista, Cornelio Fietta, avvocato, nel maggio del ’24 è però eletto alla presidenza. Oltre a Fietta e Sinforiani, anche Eugenio Giorgi e l’ingegner Antonio Toscani, più volte consigliere, ambedue politici di area liberale, sono eletti il 28 marzo ’23 alle elezioni generali amministrative, le ultime ‘libere’.
Con la nuova presidenza si verifica un ulteriore impulso all’agonismo: oltre alla sottoscrizione per l’acquisto di imbarcazioni da corsa, la società decide di aumentare la cura del settore tecnico per incrementare i risultati positivi: il testimone passa da Alfredo Bertolini a Silvio Ottolenghi, campione di veneta.
Ad agosto la novità, per una società sportiva, di un concerto vocale strumentale, organizzato nel salone, nell’intento di accomunare e sottolineare l’affinità tra la musica, intesa come ginnastica ricreazione dello spirito e il canottaggio.
Un molto più frivolo veglione, peraltro dagli scopi immediati e, si direbbe, indispensabili, è organizzato per ogni società remiera: occorre reperire i fondi necessari all’organizzazione delle regate del ’25. «Alla scoperta di un nuovo mondo» è il titolo del ballo della « Colombo », al Teatro Guidi, che ha molto successo in città.
L’attività continua puntuale, senza scosse, mentre Si completano il muro di cinta e il nuovo magazzino per il ricovero delle imbarcazioni usate, oltre che dai soci, anche dagli studenti borromaici tra i quali spicca il nome di un ragazzo iscritto a Scienze Politiche, Annibale Carena, futuro segretario federale di Pavia, per ora solo vogatore.
Nel marzo del ’26 alcune voci circolanti in città definiscono la « Colombo » ritrovo di persone controllate dall’autorità perché di fede politica non consona al regime. Il consiglio affida a due soci l’incarico di appurare presso le autorità la consistenza di queste voci; le indagini hanno esito negativo. La società ribadisce la sua estraneità alla politica intendendo propugnare, nella sua veste democratica e popolare, l’unica meta della formazione fisica e morale dei giovani attraverso l’esercizio remiero. Ma proprio la situazione sportiva è tutt’altro che chiara, per il continuo cambio alla guida tecnica: tra gli istruttori suscita discussione il metodo di Egidio Cipolla che, secondo alcuni vogatori, per imporre la propria concezione, rompe equipaggi tra loro ben affiatati e allineati e mescola elementi dalla preparazione diversa sfasando preziosi equilibri.
Annullate, malgrado il continuo e costante allenamento, le regate sociali per 1 ‘impossibilità di schierare equipaggi validi, anche l’annata agonistica è compromessa, salvo le buone affermazioni della veneta juniores.
A dicembre del ’26 Fietta dà le dimissioni da presidente e da socio; dopo 6 mesi, in cui è eletto presidente Anacleto Bravo, che rifiuta il mandato per motivi di salute, per acclamazione è nominato, nell’estate del ’27, l’avvocato Serafino Bezzi, fascista militante ma ‘tranquillo’, che provoca una fascistizzazione della società senz’altro morbida. Del resto anche alla « Colombo » vigerà la deliberazione del CONI che vieta alle società le elezioni in assemblea: il presidente verrà proposto dalla direzione uscente, approvato dalla direzione centrale del CONI e avrà la facoltà di scegliersi i collaboratori; i quasi 400 soci sono ormai passivi. Bezzi dirigerà così la « Colombo » fino al ’45.
Nel febbraio del ’27 c’è il primo atto di ‘devozione’ al Regime: la « Colombo » converte L. 20.000 di Buoni del Tesoro, frutto dei soci, in Prestito del Littorio e accetta dopolavoristi postelegrafonici e ferrovieri come soci, senza però procurare loro particolari agevolazioni.
L ‘Ente del Partito Nazionale Fascista, che controlla tutta l’attività sportiva entra in un diverbio tra le due società remiere causando ulteriori dissapori e l’abbandono della « Colombo » dal comitato regate. Positivo è però, intanto, l’alto numero dei vogatori in allenamento nella veneta, ma soprattutto nella jole di mare, che affollano le riuscite gare sociali non disputate l’anno precedente.
Nelle regate sul Ticino la « Colombo » presenta anche equipaggi di studenti e dopolavoristi che fanno onore ai loro allenatori.
Dopo le regate di Torino e di Sesto Calende, finalmente giunge la vittoria ai campionati italiani di Como; dopo anni di assenza si ottiene un onorevole secondo posto nella veneta juniores e un terzo nella seniores, mentre finalmente, a dicembre, l’ordinazione di un outrigger a quattro vogatori nuovo colma una lacuna esistente da troppo tempo.
Il ’28 è però ancora l’anno della veneta, che ottiene il terzo e quarto posto ai “campionati italiani di Pallanza e altri buoni risultati, al pari della jole di mare a quattro vogatori. Sempre una jole serve a sei studenti borromaici per compiere il raid remiero Pavia – Lago Maggiore e ritorno: Remo Mariani, Giovanni Ferrari, Franco Pozzi, Attilio Pracchi, Franco Valsecchi, Edmondo Berri compiono l’impresa dopo assiduo allenamento sui ‘legni’ della « Colombo ».
Il Ticino, che tra le cinque e le sette del pomeriggio, tradizionali ore d’uscita per l’allenamento, sembra rivivere in questi anni il periodo d’oro del canottaggio, pullula di imbarcazioni che si incrociano e spesso gareggiano tra loro non per una palma preziosa ma per il semplice gusto di primeggiare.
Gli armi tradizionali, appartenenti alle due società remiere, sono affiancati da nuovi equipaggi dei vari dopolavoro aziendali, comunali e di categoria, dagli iscritti ai Fasci Giovanili di Combattimento e alla 191 a Legione Avanguardisti della Opera Balilla. Alla preolimpica organizzata dalla sola « Colombo », dopo il ritiro della « Ticino » dal comitato regate, sono presenti molti di questi equipaggi che gareggiano talora sotto il nome della società, talora con denominazione propria.
Spesso, infatti, voga tori appartenenti alle nostre società, come del resto gli atleti di qualsiasi altro sport, partecipano ai vari campionati delle organizzazioni giovanili fasciste o dopolavoriste, pur non essendo iscritti a queste ultime. Lo scambio è tutt’altro che raro.
Anche gli studenti del GUF (Gruppo Universitario Fascista), tra cui i cinque che nel ’29 con una jole messa a loro disposizione dalla « Colombo » e da loro battezzata « Tuto-cito-jucundo », motto rubato a una marca di lassativi, compiranno il raid Pavia- Trieste, intensificano gli allenamenti cominciando a diventare i protagonisti quasi assoluti delle cronache relative al canottaggio. Nel giugno del ’29 nasce la presto ‘classicissima’ Pavia-Pisa, disfida tra le due Università nel ricordo della battaglia di Curtatone e Montanara (29 giugno 1848) in cui persero la vita molti studenti, animati dagli ideali del Risorgimento. Organizzata da Lando Ferretti, solerte presidente del CONI, che offre una artistica coppa, la prima edi2Jione è vinta dai pisani. In seguito i vincitori si alterneranno, ma con prevalenza pavese
Altro vogatore emergente è Pietro Tronconi, skiffista di belle speranze che esordisce nelle regate di Pavia, per altro non positive per i colori bianco-verdi. Tronconi, nel ultime sei regate è anche 1’ultimo vogatore colombiano schierato a le partenze. Ottiene due vittorie ottime posizioni, ma il fatto cl sia il solo a gareggiare evidenzia u brutto periodo per la società remiera, gravata anche sul piano economico dal continuo aumento de le tasse sportive.
Pur in queste condizioni la socie ‘presta’ Giovanni Rossignoli, il ciclista delle leggendarie imprese, ora vogatore, alla consorella, che se ne serve per formare un valido equipaggio di veneta.
Rossignoli alla « Colombo » è ora anche istruttore di veneta mentre Manlio Sali allena gli equipaggi con la vogata all’inglese: ritorna dunque gente preparata nel setto tecnico.