STORIA DELLA BATTELLIERI CRISTOFORO COLOMBO

Dal 1887 una storia che merita di essere conosciuta.

UN NUOVO CORSO

La “Colombo” non viene meno alle promesse fatte ai soci e affronta un ulteriore capitolo della propria storia, lasciandosi alle spalle gli anni bui della guerra e della ricostruzione.
All’interno della società l’istruttore Gino Valle chiede che venga svolta una maggior propaganda tra i giovani, ancora una volta troppo lontana dal canottaggio, snobbato a vantaggio di sport più redditizi o che procurano una popolarità maggiore con una minor fatica. Il calcio e il ciclismo sono i miti di tutta la gioventù che diserta il Ticino, ormai quasi abbandonato a se stesso, solcato sempre meno dai vogatori.
Nel ’50 la veneta, simbolo della nuova volontà di ripresa, si aggiudica il titolo di campione italiano juniores, con Ferdinando Pissarelli, Aroldo Luviè, Mario Apridi, Aroldo Scarabelli, all’idroscalo di Milano dopo aver dominato le gare di Pavia, dove la “ Colombo ” ottiene due primi posti, cinque secondi e un quarto posto, e vinto la Milano-Gaggiano, gara di resistenza, con la veneta juniores .
Un altro riconoscimento viene dalla prima Mostra Nazionale del Canottaggio a Corno il 12 agosto 1950, cui la “Colombo” è invitata a partecipare con materiale sociale, in virtù della sua storia costellata di vittorie.
Nel ’51 si registra un lieve abbassamento di rendimento, ma non di attività con piazzamenti onorevoli e primi premi tra i non classificati.
In seguito alla morte di Enrico Grassani e Adriano Carenzio la società istituisce due coppe, 1’una offerta dalla famiglia e la seconda dalla “Colombo” , che mette in palio, nel ’51, anche la “Coppa Vittorio Necchi” : tutte tre sono destinate ai vincitori di gare nelle regate pavesi.
Il presidente Cipolla, in un’intervista datata 7 marzo 1951 alla “Provincia Pavese”, analizza senza perifrasi la situazione del canottaggio pavese, con lo stile e la sincerità tipici dei rappresentanti della “Colombo”, primi a porsi autocritiche come a preoccuparsi di una realtà forse irreversibile. Ancora una volta l’accento è posto sulla mancanza di mezzi finanziari, che limitano il mantenimento del materiale da corsa, gli allenamenti, le onerose trasferte e di conseguenza tutta l’attività sportiva. I giovani sono poco attratti dal praticare uno sport in queste condizioni e preferiscono rivolgersi ad attività più redditizie. Il disinteresse delle autorità comunali, l’assenza di qualche mecenate appassionato di canottaggio (operanti in altri sport più ricchi), la politica della Federazione con le sovvenzioni che privilegiano le società con equipaggi valenti rispetto alle piccole società in difficoltà, obbligate così a dibattersi in un circolo vizioso, completano il quadro realistico pur nella sua drammaticità.
In luogo di soccorsi finanziari alla “ Colombo ” arrivano solo riconoscimenti: l’Associazione Nazionale “ Vecchie Glorie e Fedeli del Remo ”, nata il 9 maggio 1948 a Como ad opera della “ Canottieri Lario ”, ha premiato, in anni diversi, quattro soli pavesi tra quanti hanno gareggiato sinora: Angelo Marangoni, vittorioso a Venezia e vincitore di ben 13 primi premi, 5 secondi e un solo terzo su 19 gare disputate; Mario Albertini con 4 campionati italiani all’attivo nello outrigger a due e a quattro e vice-campione europeo a Strasburgo; Manlio Sali, timoniere, vogatore e istruttore, giornalista e Egidio Cipolla, grande atleta, una vita passata alla “Colombo” .
Discussioni e piccole animosità portano il consiglio direttivo alle dimissioni all’inizio del’ 52; presidente viene eletto Michele Grassani, presidente onorario è Vincenzo Inverni. Grassani rifiuta 1 ‘incarico per motivi professionali e ritorna Egidio Cipolla, con Ettore Gatti vice e Orazio Tiraboschi segretario.
Dimenticate, con questi problemi e per la solita mancanza di fondi, le regate, anche se viene intitolata una coppa, offerta dalla famiglia, ad Anacleto Bravo, ex presidente per un brevissimo periodo, da assegnarsi durante le gare di Pavia.
La vendita di tre barche ormai inidonee alle gare e la formazione di un nuovo armo per l’outrigger a otto riportano un po’ di fiducia in un ambiente reso abulico dalla forzata inattività.
Nel marzo del ’53 si tenta di capovolgere la situazione indicendo una ‘leva dei vogatori’, alla quale possono partecipare soci e giovani che hanno così un’opportunità di dimostrare volontà e tenacia, doti essenziali per emergere nel canottaggio. Il risultato è negativo al di là di ogni pessimistica previsione; nessuna risposta, segno tangibile di apatia completa alla base.
Ancora un tentativo viene fatto con gli studenti delle scuole medie, cui la “ Colombo ” offre assistenza tecnica e ospitalità, ma anche questo porterà a pochi risultati.
Sempre a marzo sembra che stia per realizzarsi un progetto, approvato dal comitato per la terza zona, di fusione tra “Colombo”, “Ticino” e “Cus” per ripetere i fasti antichi e riportando in alto il nome di Pavia sui campi di gara, ma mancano le basi e la materia prima, cioè valenti vogatori, per poter sperare in un miracolo a breve scadenza.
Un ulteriore tentativo, con la “ Motonautica Pavia ” in luogo del CUS viene fatto nel ’54, ma anche questo fallisce e tutto rimane come prima, lasciando insoddisfazione e senso di impotenza nelle tre società. Un grave lutto colpisce la “Colombo” nel ’54; dopo le recenti morti di Angelo Marangoni e Alfredo Bologna, scompare anche Giovanni Rossignoli, il popolare “Baslot” , valente ciclista e vogatore, combattente puro su ogni campo, vincitore di molte gare con la “ Colombo ” di cui è stato anche istruttore. La più grande fama 1’ha avuta nel ciclismo, ma uno che rispose alla principessa di Piemonte che gli domandava se fosse di Pavia, “No, sono di Borgo Ticino”, come faceva a non essere, anche, forse soprattutto, un vogatore?
Alla fine del ’54 si stabiliscono nuovi rapporti tra la “Colombo” e la “Corale Giuseppe Verdi”, ospitata nella sede; socia azionista la corale organizza concerti, richiamando un pubblico di esperti e rinsaldando i legami tra la società e la cultura attraverso la musica.
Nel ’55 Egidio Cipolla lascia il consiglio della “ Colombo ” per motivi di salute; gli subentra Remo Gandini. Nel nome di Cipolla, socio da mezzo secolo, si possono identificare gli ultimi dieci lustri del canottaggio pavese, ancor in vita pur tra mille difficoltà e immensi sacrifici, e il suo addio allo sport, dopo un vero e proprio apostolato, lascia ricordi preziosi e suscita gratitudine in tutti i veri sportivi pavesi; una medaglia d’oro e calde, commosse parole sono il tributo della sua società.
Nel ’55 le disastrate finanze sono in parte alleviate da un’offerta di 50.000 lire dalla “Camera di Commercio” per il fondo-barche e nel ’56 anche il comune di Pavia offre 20.000 lire; aggiungendo i contributi della sezione ballo, della “ Corale Verdi ” , della gestione bar e altro, la società può cosi pensare all’acquisto di una ‘gondola’ e di uno skiff da corsa, viste le lusinghiere promesse di Pietro Blora. Mentre sulla “Provincia Pavese” si prolunga, con I ‘intervento di molti uomini di sport, un dibattito sulla infelice situazione di tutto lo sport pavese, troppo spesso abbandonato a se stesso, la “ Colombo ” partecipa direttamente, oltre che come organizzatrice, alla sfilata delle barche illuminate, al Palio dell’Oca, alla fine di giugno. Il Palio vuoi essere la rievocazione storica e folkloristica di una festa della corte viscontea, riesumata nel ’57 in clima di nostalgia per le belle cose dei tempi passati. Clou della manifestazione è la sfida sportiva, comprendente gare di nuoto e canottaggio, tra i dieci rioni della città per la conquista del Palio. La manifestazione trascende i valori sportivi, volendo ricordare alla moltissima folla convenuta sulle due sponde che il Ticino è bacino naturale per praticare questi sport e, soprattutto rammentare a,i giovani che a Pavia esiste anche il canottaggio.
Sempre nel ’57 le gare sul fiume che i pavesi avevano da tempo archiviato nella memoria sono fatte rivivere dalla “Colombo”; non si tratta di una regata ma di una manifestazione polemica, propagandistica e al tempo stesso invocante l’ultimo S-O-S. È uno spettacolo in cui si cimentano, nella categoria veterani, anche ex campioni d’Italia come Tronconi. La riuscita delle gare dimostra che il pubblico, trovati i vogatori, non è insensibile al canottaggio, al tifare uomini che si danno battaglia a forza di remi.
Le regate del ’59, le prime a Pavia dopo il ’46, danno infatti ottimi risultati generali con la partecipazione di sette grandi società remiere, anche se da un punto di vista sportivo la “Colombo” presenta solo non classificati e veterani.
Dopo un decennio travagliato sembrano poste le basi per una ripresa sostanziale e non effimera: si è visto gareggiare anche qualche giovane, ora si tratta di mantenere vivo il loro interesse: ecco la vera impresa, in cui la “Colombo” ha bisogno dei suoi atleti, tra cui Luigi Tagliaferri, Pietro Blora, Eugenio Boggeri, Ercole Barbieri, Mario Cantalupi, Angelo Galbiati, Bruno Sarani, Alvaro Carboni, Natalino Viola, Aroldo Piaggi, Luigi Bigi, Enrico Gandini.