STORIA DELLA BATTELLIERI CRISTOFORO COLOMBO

Dal 1887 una storia che merita di essere conosciuta.

BOOM ECONOMICO… E DEBACLE DEL CANOTTAGGIO

La difficile situazione del canottaggio è sempre più dibattuta dagli organi d’informazione, che cercano in tal modo di sensibilizzare l’opinione pubblica intenta a ricercare e godere quel benessere che la florida situazione economica permette nell’Italia degli anni sessanta.
Problema non solo pavese, ma di tutte le regioni d’Italia, il disinteresse assume proporzioni preoccupanti ,in riva al Ticino dove pochi sono i segni di vita. È in questo clima che la “ Battellieri Colombo ” opera cercando, è il caso di dirlo, di smuovere le acque, organizzatrice instancabile di regate, ora zonali e consentite ai non classificati e agli esordienti, di manifestazioni propagandistiche inserite in un contesto fatto di sordi veri o presunti. Ancora una volta una società sportiva in città deve cozzare contro enti e amministrazioni pubbliche avare di aiuti finanziari atti a incoraggiare e migliorare questo sforzo organizzativo, esemplare ma pur sempre precario.
Negli anni ’60 tutta l’attività remiera di una città che appare dimentica degli ideali sportivi tradizionalmente legati allo splendido Ticino, è da ricondurre alle regate organizzate dai “ Battellieri ”. I risultati non sono prestigiosi a Pavia come a Lecco e a Corno, ma è sempre preferibile la partecipazione anche a gare fuori porta, costose, alla apatia totale.
Pur dibattendosi tra queste difficoltà, l’assemblea dei soci decide di prorogare l’esistenza della “ Colombo ” fino al 31 dicembre del 2000, di nominare istruttore Gino Valle, contemporaneamente allenatore al CUS e di ospitare un gruppo di studenti borromaici che ripagheranno la società con la ripetizione del leggendario affascinante raid Pavia-Oxford. L ‘impresa nasce per celebrare il quarto centenario della fondazione del Collegio Borromeo e il sesto dell’Università di Pavia.
I sette studenti sono Adalberto Balzarotti, Ernesto Bolandrina, Giuseppe Boniva, Albano del Favero, Carlo Pasotti, Carlo Scotti Foglieni e Vittorio Scaramella. Il percorso, identico a quello del ’32 fino a Locarno, segue il Reno fino a Rotterdam, il Mare del Nord, attraversa la Manica e risale il Tamigi fino alla meta. Il nome della barca “Buon Romea” suggerisce, oltre al nome del collegio, sentimenti d’amore e umiltà, presenti nel motto del santo fondatore.
Oltre alla Milano-Gaggiano e alle gare di Pavia, il ’61 porta la bella riesumazione della veneta a 4 vogatori, invitata a esibirsi sulla grande passerella torinese nell’ambito delle manifestazioni di “ Italia ’61 ”. La “Colombo” ottiene un secondo posto, dietro la “Bucintoro” di Venezia, con un equipaggio di giovani appassionati all’antica vogata, composto da Bruno Sarani, Angelo Cristiani, Dino Beretta, Mario Calanzani, allenati da Araldo Scarabelli.
È proprio pensando ai giovani, alle loro esigenze, che il consiglio d’amministrazione pone per la prima volta all’ordine del giorno, il 23 marzo 1961, la spinosa questione del trasferimento della sede sociale, costretta ormai entro spazi troppo angusti, per rispondere alle necessità sportivo-ricreative dei soci. È così che la “Colombo” chiede al Comune di poter trasferire la sede nel luogo che più ad esso aggrada. Dopo aver proposto I ‘area del cosiddetto “Vul” come possibile ubicazione, la Giunta, dopo molte sollecitazioni della società, suggerisce di orientarsi verso la zona Ticinello: si è così arrivati al giugno 1962 ma l’iter spinoso dei “Battellieri” per cercare di sopravvivere è appena iniziato.
Nel frattempo, sempre con il problema della sede in primo piano, si riparla della fusione con la “Ticino” che ancora una volta non porta a nulla e si organizzano le classiche regate zonali, allietate da numerosissimo pubblico disposto lungo tutto il campo di gara e da una folta schiera di società partecipanti, in cui si ottiene il secondo posto nella jole a 4 juniores.
Da registrare intanto qualche cambiamento in seno alla “Battellieri”: dopo le dimissioni di Remo Gandini, viene eletto presidente l’ex segretario Giovanni Sora e si copre con materiale mobile il terrazzo, in attesa che il comune decida in merito al trasferimento. Viene costruita anche, nel ’63, una vasca-scuola, una delle prime in Italia, per gli allenamenti invernali e per tutti coloro che non vogliono perdere il ‘ritmo’ delle vogate.
Qualcosa sembra decisamente muoversi dopo che la “Colombo”, su suggerimento del sindaco Fassina e dell’assessore Laudi, richiede al Comune l’assegnazione definitiva dell’area Ticinello. Un ulteriore colloquio tra il sindaco, l’ assessore e la società rappresentata da Sora, Gandini, Giacinto Cavallini e Lucio Martinenghi, si conclude con la assicurazione che nel giro di pochi giorni l’ assegnazione sarebbe stata
cosa fatta, donde anche il consiglio di vendere la sede attuale.
Fortunatamente la “ Colombo ” procede con i piedi di piombo perchè nel maggio ’65 l’area Ticinello viene indicata inadeguata e inutilizzabile per la sede della società.
È poi la volta di un’area a San Lanfranco che la società accetta con molta disponibilità unita a una buona dose di pazienza e correttezza. Impellente appare la necessità di adeguare le attrezzature alle mutate esigenze dei soci, la loro scarsa affluenza in una sede che non può offrire, indipendentemente dalla volontà dei dirigenti, impianti sportivi ormai indispensabili come una piscina e campi da tennis, e ricreative come sale giochi e ristorante, limitando anche l’attività sportiva che da un paio d’anni è infatti ridotta al lumicino.
Se la “ Colombo ” piange non è però che altrove si rida.
Nel ’66 la “Colombo” organizza le regate valide per il “Gran Premio Giacomo Bellinzoni”, ma nessun equipaggio pavese si presenta alla partenza.
Nel ’65 intanto sono intercorse trattative per un appezzamento di terreno alla cascina Ravazzina, non fidandosi il Consiglio delle effimere, finora inconcludenti, promesse del Comune. Puntualmente, infatti, nel maggio del ’66, anche la zona di San Lanfranco viene definita non adatta, per non turbare -si dice -l’ordine paesaggistico.
I problemi sembrano risolti con la concessione, da parte del Genio Civile, di una lanca e dei terreni ad essa limitrofi, alla “ Colombo ” ma, al momento di concludere le trattative, l’assessore alle opere pubbliche rivendica tale proprietà al Comune di Pavia che sta studiando l’intera sistemazione della sponda sinistra del Ticino. La “Colombo”, essendo compreso 1 ‘insediamento della propria sede nel progetto definitivo, ancora fiduciosa non si oppone.
Trattative sono anche portate avanti col “Tennis Club”, pure impegnato nella ricerca di una zona per poter costruire l’edificio sociale e i campi da gioco; le due società potrebbero dividersi lo spazio e creare in tal modo un centro sportivo di grande ampiezza e importanza, utile a tutta la cittadinanza.
Il consiglio, con l’intento di togliere i “Battellieri” dall’isolamento e imporli all’attenzione della pubblica opinione, organizza intanto, in concomitanza con le regate Zonali, una mostra di pittura e un concorso letterario sul tema “Il fiume Ticino”, con molto successo fra il pubblico intervenuto. Finalmente sembra che proprio nel ’67 tutto sia risolto: la società, appena ottenuto il permesso di costruzione, venderà la sede attuale alla ditta Febbroni che a sua volta comprerà il terreno della proprietà Spada su cui poi costruirà l’edificio, secondo il progetto dell’ingegner Giancarlo Pepe, con eventuale conguaglio. Ma anche questo progetto trova difficoltà presso le autorità che obbligano a mantenere la cubatura della vecchia sede. Causa i cresciuti costi la società chiede il terreno posto poco più a monte, meno caro e con un fronte sul fiume di 100 m. Le trattative vengono però interrotte e cade anche la possibilità di questo trasferimento. Anche la possibilità di costruire una sede estiva in località Cantarana decade per l’evidente disagio di
far la spola, specie per i soci più anziani, tra due centri distanti tra loro e per l’eccessivo costo che la operazione comporterebbe.
Viene pertanto accettata dal consiglio, come ultima risorsa, la proposta di chiedere un terreno in zona Chiozzo o nell’area a sud del ponte della ferrovia, mentre tra gli ambienti sportivi e tra i semplici cittadini che conoscono l’iter fiducioso e al tempo stesso stressante della “Colombo” per avere un lembo di terra dove costruire una sede oggetto di desiderio ormai da otto anni, si fa strada l’idea di una congiura preparata e portata avanti, tra carte bollate e dinieghi, ad arte. Quando nel ’70 tutto sembra pronto, il nuovo progetto Pepe per la sede al Chiozzo, approvato dalla Sovrintendenza alle Belle Arti di Milano, dopo lievi modifiche, le trattative per la vendita del complesso in Lungo Ticino intavolate, sorgono ancora dei problemi per la licenza edilizia che però verrà successivamente concessa al CUS. Resi vani anche questi ultimi tentativi la società chiede di poter affittare almeno i locali dell’Idroscalo, ma anche questa soluzione viene bocciata.
Desolatamente ben convinti che la vecchia sede non può accogliere i soci, ne svilupparsi in ogni senso, il consiglio decide di ristrutturarla: è un palliativo che equivale a morte sportiva certa, per cause altrui, un omicidio premeditato o quanto meno colposo.
La società non può offrire ai soci una spiaggetta privata, una parte di Ticino pulita, con gli scarichi delle cloache sempre vicini e tanto più inquinanti e pericolosi che in passato, una piscina per refrigerarsi durante le afose giornate estive, un campo da tennis per rilassarsi, la possibilità per i giovani di incontrarsi e, perchè no, di scendere al fiume e imitare i genitori imparando a vogare, salvando così una tradizione e impedendole di restare un ricordo sempre più coperto da brumoso oblio.
Neppure col cambio dei vertici, con Sora presidente onorario e il geometra Pietro Magnaghi alla presidenza, l’ormai insostenibile situazione cambia, malgrado l’acquisto di una casa galleggiante.
Aperta alle innovazioni, dettate anche da necessità contingenti, la “Colombo” ospita nei propri locali l’associazione “Circolo Pavia Lirica” che garantisce nuove quote sociali e una certa vivacità culturale, mai disdegnata dal glorioso sodalizio. Questi propositi portano anche alla realizzazione di un notiziario sociale, a frequenza trimestrale, ideato dal presidente Magnaghi e da Cavallini; il primo numero è datato ottobre 1973 e riguarda la vita societaria, le iniziative, le proposte, le discussioni che animano questa società ancora viva nello spirito e nelle prospettive.
Il tentativo, sotto la presidenza di Gian Mario Tondini, di riprendere l’attività sportiva, almeno nella canoa, cozza contro una realtà decisamente mutata e priva di slanci agonistici: si decide perciò di smettere quest’attività anche se il CONI, nel ’78 riconosce la sezione.